the experiment continues: August & September In the past two months I have tried to further improve my skills in avoiding plastic and although I still have a long way to perfection I did somehow better. The hardest to avoid is packaging for the following:
However I feel also content noticing that compared to the previous months I managed to completely avoid some other stuff such as:
I also learnt that the most frustrating moments are when you see the waiter coming with plastic straws in your cocktail or fresh juice just because you lowered your level of alertness and forgot to explicitly request “no straw please!!”. As for the 4 colourful plastic sticks in my sandwich…I honestly did not see that coming! l’esperimento continua: Agosto e Settembre
nei due mesi passati ho fatto il possibile per migliorare le mie tecniche per evitare la plastica e nonostante sia ancora lontano dalla perfezione ho raggiunto qualche risultato. La parte più difficile è stata gestire gli imballi dei seguenti:
Ad ogni modo mi sento soddisfatto nel constatare che rispetto ai due mesi precedenti sia riuscito ad evitare completamente i seguenti:
Ho anche imparato che i momenti di maggior frustrazione sono quando vedi il cameriere portare il tuo cocktail o la spremuta con una cannuccia dentro al bicchiere per il semplice fatto di aver abbassato la guardia e non aver esplicitamente detto “nessuna cannuccia, grazie!!”. E per quanto riguarda i 4 stecchini di plastica colorata nel sandwich, devo dire che proprio non me li aspettavo… #PlasticFreeLife #BastaPlastica #VitaSenzaPlastica Plastic Free July Green Foot Environment Care Community ♻️❤️🌍
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Experiment June & July completed! I have tried my best to avoid plastic and this is the results, still lots of plastic waste I wasn't able to completely keep out of my life...it's all here, 2 months of trash most of which impossible to recycle. I did this just to get a better feeling of how hard it is to stay away from it, no matter how hard one tries. I will keep on with the experiment and improve in the next months. However the trash would have been much more if I did not start some new habits such as:
Esperimento Giugno & Luglio completato!
Ho provato a vivere una VITA SENZA PLASTICA per 2 mesi con massimo sforzo e nonostante tutto queste foto mostrano ciò che ho prodotto! Ho voluto cominciare questo esperimento per avere una sensazione più tangibile di quanto difficile sia evitare la plastica nella vita di tutti i giorni. Purtroppo la maggior parte di questa plastica è difficilmente riciclabile (se non impossibile). Continuerò l'esperimento nei prossimi mesi e spero di fare meglio. Va detto comunque che se non avessi già cambiato stile di vita, avrei prodotta molta più plastica. Queste alcune delle nuove abitudini che ho intrapreso:
#PlasticFreeLife #BastaPlastica #VitaSenzaPlastica Plastic Free July Green Foot Environment Care Community ♻️❤️🌍 La scorsa settimana mi è capitato per caso di leggere un articolo del Friday Gurgaon riguardo alle responsabilità comuni nei confronti degli animali. In particolare si faceva cenno al problema crescente delle vacche senza padrone che si aggirano ai bordi delle carreggiate e che finiscono spesso vittime di incidenti stradali. Il giornalista esortava gli autisti a fornire soccorso agli animali feriti (cosa scontata visto che nessun indiano lascerebbe morire una vacca per strada) e a prendere nota del numero di telefono di uno dei centri di accoglienza per bovini randagi della periferia di Gurgaon: il "vacchile" Gurugram Gaushala. Anche io ho segnato il numero e oggi pomeriggio ho chiamato per farmi dare indicazioni su come raggiungerlo. Dopo aver attraversato strade impolverate, montagne di rifiuti e villaggi cadenti, io e Sham siamo finalmente arrivati al rifugio. Prima di entrare mi sono informato, e seguendo l'usanza del luogo, ho acquistato foraggio da offrire in dono alle bestie come segno di preghiera. Gli indiani credono che prendersi cura anche di una sola vacca equivalga ad ingraziarsi tutti (ma dico tutti) i 33 milioni di dei che compongono l'olimpo induista. Per questo è consuetudine vedere persone che portano cibo alle vacche in strada, o che offrono loro del cibo prima di fare colazione la mattina; è il modo più sicuro di garantirsi la grazia divina. Il foraggio costava pochissimo, appena 3 rupie al kg. Il punto è che - ho scoperto sul momento - le vacche mangiano tanto, e quasi nessun fedele si presentava con meno di un quintale di roba da mangiare…non potendo essere da meno, anche io ho ordinato 100 kg di erba fresca da portare al cospetto delle vacche sacre! Questo mi avrebbe dato la possibilità di renderle felici, aumentando così le chances di vedere i miei desideri avverarsi (specialmente se rivolti alla vacca albina, animale sacro per eccellenza capace di esaudire qualsiasi richiesta). Io e Sham ci siamo così diretti verso il centro seguiti dal tiratore di rickshaw carico di 6 sacchi pieni di foraggio fresco. Appena arrivati siamo stati accolti da un giovane veterinario che parlava un buon inglese. E' stato grazie a lui che ho scoperto un mondo davvero nuovo. Mentre mi accompagnava dentro i recinti, mi ha raccontato che il centro di accoglienza ha in carico ben 1433 capi di bestiame, di diverse razze provenienti da ciascuno dei 28 stati che compongono l'India. Purtroppo la mia ignoranza in merito alle razze bovine ha reso inutile il suo sforzo di scovare in quel mare di vacche la l'esemplare della tipica razza dell'Uttar Pradesh, con le corna in un modo e la gobba in un altro, o la tipica di Calcutta e via dicendo. Io annuivo per non deluderlo, ma a me parevano quasi tutte uguali! Tutte le vacche hanno la possibilità di godere del sole di giorno pascolando nel recinto esterno e di stare coperte la notte dentro il recinto con tettoia. Alle 5 di sera i lavoratori del centro hanno aperto i cancelli e come in un film western una mandria infinita di vacche al galoppo si è travasata con sorprendente ordine da un recinto all'altro, richiamate dall'odore della cena che le stava aspettando. Il giorno dopo il recinto si sarebbe riaperto per farle passare un'altra giornata al sole. Servite e riverite come delle regine! La sera è anche il momento della mungitura. Ho chiesto al veterinario quale fosse la regola per tale operazione, ero piuttosto curioso di capire se il vitello viene tolto alla madre come avviene nelle latterie dei nostri paesi "sviluppati": << Assolutamente no! Noi vogliamo che il vitello cresca forte e sano, e quindi lasciamo che prenda il latte fino a che è sazio…noi mungiamo quello che rimane! >>. Ha detto che le vacche solitamente riescono a produrre latte anche fino a 15 mesi (dal parto, presumo), per cui dopo lo svezzamento possono continuare a usufruire di latte fresco senza tuttavia toglierlo a nessuno. L'etica nel trattamento degli animali fatto realtà. La maggior parte di questi animali si trova al centro perché randagio. Succede che qualcuno noti una vacca girovagare senza meta e senza padrone, chiama il centro e loro la vanno a prendere per offrirle una casa e una famiglia. Alle volte si scopre che la vacca randagia non è, ma il padrone può sempre stare certo di ritrovarla al centro, dove nessuno le farà del male. Molte delle vacche sono inoltre adottabili da chi desideri averne in casa per il latte o per motivi religiosi: << per noi Induisti prendersi cura di una vacca è il miglior modo di attuare Moksa (liberazione) per ottenere la rottura del ciclo delle rinascite (Samsara) e il raggiungimento del Nirvana >>. Non tutte le vacche randagie arrivano sane al centro. Alcune di esse sono vittime di incidenti stradali, nel qual caso vi sarà sempre qualcuno che chiamerà il centro per fornire soccorso. E come prestare un dignitoso soccorso ad un animale ferito se non con una ambulanza specifica per le vacche! Trovo difficile da concepire l'idea di un'ambulanza che sfreccia nel traffico per soccorrere una vacca quando dubito che qua tale servizio sia disponibile per un essere umano…ma questa è l'India!! Chi sono io per giudicare? Fatto sta che il centro è provvisto anche di ospedale dove gli animali feriti sono presi in cura fino alla guarigione. Anche questi hanno a disposizione un'area coperta e un'area all'aperto, e le vacche più debilitate stanno dentro sdraiate a terra e al caldo con coperte di lana. Ho visto molte vacche con arti amputati e bendaggi per coprire le ossa sporgenti. Quando a causa di un tamponamento l'osso si spezza, spesso i frammenti di osso non sono estraibili e farebbero cancrena, per questo bisogna amputare, ha spiegato il veterinario: << ma dopo qualche tempo imparano a camminare su tre gambe >>. Sempre per rimanere in tema di notizie sorprendenti, il centro ha giustamente un costo, e mi chiedevo chi finanziasse tale centro: << la municipalità di Gurgaon mette a disposizione i fondi necessari per il cibo e i medicinali. Esiste poi una fondazione specifica che raccoglie fondi per il mantenimento delle strutture e del personale che lavora qui, più di 80 lavoratori >>. Mi è stato mostrato che tutti i lavoratori hanno un alloggio per stare con le famiglie e i loro bambini dispongono di una piccola scuola all'interno del centro. Ho chiesto incuriosito dove fossero i tori. Il veterinario mi ha spiegato che per fecondare le vacche da riproduzione ne bastano appena due, capaci di montare fino a 150-200 vacche al giorno a testa! Ragione per cui tutti i vitelli maschi sono spostati in un recinto a parte fino a che una volta cresciuti saranno castrati e inviati in un altro centro, in attesa di essere dati a famiglie come aiuto di lavoro nei campi. In un attimo si è fatta sera, e alcuni lavoratori stavano mungendo delle vacche tenute vicine al proprio piccolo. Ho chiesto se fosse stato possibile comprare un pò di latte, ma mi hanno risposto che tutto il latte è suddiviso tra le famiglie dei lavoratori e in parte donato ad una scuola con bambini disabili o malati. Non ho dunque insistito, ma ho avuto la fortuna di poterne assaggiare un po' nel the che mi hanno offerto prima di andarmene. Dei venti giorni passati a Gurgaon, tra traffico, smog, sporcizia, caos e disagi, questa visita al centro di accoglienza per vacche randagie era quello che ci voleva. Così potrò andarmene con un ricordo dell'India per come ci piace immaginarla, terra di spiritualità, di rispetto per la natura e di compassione per tutte le creature viventi, tutte caratteristiche che purtroppo, a guardare bene, stanno perdendo di importanza a favore dello sviluppo economico e della crescita. C'è stato un cambio di cuoco in questi giorni, chi mi insegna a cucinare non è più Mr. Manbar bensì Sham, un simpatico Nepalese espertissimo di cucina. Ha detto di essere bravissimo anche con i piatti italiani, lasagne incluse, ma io gli ho chiesto di limitarsi a mostrarmi piatti indiani (per le lasagne non credo possa battere mia mamma!). Oggi abbiamo cucinato due piatti, Rajma (fagioli) e Aloo Palak (patate e spinaci). Se volete provarci anche voi, ecco cosa vi serve: - fagioli rossi - spinaci - patate - aglio - zenzero fresco - cipolla - spezie (coriandolo, curcuma, peperoncino rosso, garam masala) - sale Rajma Mettere in ammollo i fagioli per almeno 4 ore, poi scolarli e versarli in pentola a pressione aggiungendo acqua (q.b. per cucinarli), peperoncino, sale, un pizzico di curcuma e far bollire per 20 minuti circa dal fischio. In una pentola a parte versare due cucchiai di olio di mostarda e far soffriggere prima lo zenzero tritato, poi anche l'aglio e la cipolla. Lasciare soffriggere a lungo fino a che la cipolla non sia ben appassita. Prendere 3 pomodori e renderli a poltiglia tramite l'uso di una grattugia, eliminandone la buccia. Versare la polpa ottenuta nella pentola del soffritto, aggiungere acqua, peperoncino, coriandolo, garam masala e sale (niente curcuma!) e lasciare cucinare per una decina di minuti. Si dovrebbe creare una poltiglia molto densa alla quale va aggiunta un pò di acqua calda per dargli la consistenza di un sughetto liquido al quale possiamo aggiungere a piacere del coriandolo fresco. Una volta rappreso, versare tale sughetto nella pentola a pressione in cui abbiamo precedentemente cotto i fagioli, portare ad ebollizione, aggiungere acqua e richiudere la pentola a pressione e lasciare cucinare ancora un pò. Terminata la cottura servire con riso pilaf. Aloo Palak Tagliare gli spinaci a striscioline molto fine, risciacquare in abbondante acqua più volte. Tagliare le patate a cubetti. In una padella modello wok versare un paio di cucchiai di olio di mostarda, e soffriggere l'aglio. Dopo un pò versare le patate a cubetti e lasciare andare per un paio di minuti dopo aver aggiunto anche peperoncino, curcuma, garam masala e sale (niente coriandolo!). Versare gli spinaci e lasciare cuocere per una ventina di minuti fino a quando le patate non si ammorbidiscono (lo si capisce quando si tagliano con un utensile). Se necessario aggiungere un pò d'acqua. Anche questo piatto va servito o con riso oppure con qualche chapatti (per ricetta chapatti vedere post precedente). E come sempre, buon appetito!!
Visto che mi trovo in India e risiedo in una zona abbastanza periferica che non offre molti svaghi, ho deciso di cogliere l'occasione per dedicare un po' del mio tempo alla cucina. Senza neanche saperlo il custode della guesthouse nella quale alloggio si è rivelato un ottimo cuoco, e questa sera mi ha insegnato a preparare due piatti vegetariani deliziosi assieme al chapati, il tipico pane indiano. Se volete provarci anche voi, questo è ciò di cui avete bisogno: - 1 cavolfiore - 3 patate - 1 cipolla - lenticchie gialle - coriandolo in polvere - curcuma in polvere - peperoncino rosso in polvere - garam masala in polvere* - semi di cumino - sale * Il garam masala è un mix di spezie propriamente utilizzato per la preparazione di molti piatti di verdure in India. Lo si dovrebbe poter trovare in negozi specializzati, biocenter o negozi etnici. Aloo Gobi Questo è un piatto molto popolare in cui si cucinano il cavolfiore con le patate e la cipolla, tutto speziato ovviamente. Prendere un cavolfiore, alcune patate e un pò di cipolla, lavare tutto ben bene e tagliare a pezzetti. Il cavolfiore può essere semplicemente spezzato in corrispondenza delle cime. In una padella tonda versare un dito di olio di "mostarda" (olio di senape) e lasciare prendere calore a fuoco medio. Dopo qualche minuto aggiungere i semi di cumino e lasciare soffriggere per un minuto circa. Aggiungere le verdure spezzettate e lasciare cuocere per un pò ricordando di mescolare ogni tanto per evitare di bruciare tutto. Lasciare cucinare per una decina di minuti. A questo punto aggiungere le varie spezie (1 cucchiaino di curcuma, 1 di peperoncino rosso, uno di coriandolo e 1 di garam masala) e il sale (1 cucchiaino e mezzo). Aggiungere anche un pò d'acqua e lasciar andare per altri 5-10 minuti fino a cottura ultimata. Yellow Dal Queste sono le tipiche lenticchie all'indiana, che io adoro. Per queste si segue più o meno lo stesso procedimento. Prendere una pentola a pressione, versare un dito di olio di mostarda e riscaldare per qualche minuto. Aggiungere i semi di cumino e soffriggere per un minuto circa. Scolare le lenticchie che avremmo precedentemente messo a mollo in acqua calda per 10 minuti circa e versarle nella pentola. Girare e aggiungere un cucchiaino di tutte le spezie sopra elencate, aggiungere un bel bicchiere abbondante di acqua e chiudere la pentola a pressione. Cuocere per 10 minuti circa dal fischio. Chapati Qualsiasi piatto indiano non sarebbe altrettanto gustoso se non fosse servito assieme al companatico per eccellenza, il chapati (pane indiano). Il chapati si prepara semplicemente impastando farina integrale con acqua. Una volta ottenuta una bella pagnotta omogenea, si staccano dei pezzettini, li si lavora fino a farne delle palline non troppo grandi, le si schiaccia un pò e le si passa nella farina e poi le si stende con un matterello cercando di dare una forma più rotonda possibile. Nel frattempo avremo messo a scaldare una piastra (credo che quelle di ghisa per piadina possano andare). Cuocere per qualche minuti i chapati da entrambi i lati. Non arrabbiatevi se non li vedete crescere affatto…per farli venire gonfi c'è il trucco! Utilizzando una pinza lunga prendere il chapati, allontanare la piastra, alzare la fiamma e passare il chapati direttamente sul fuoco vivo, come per "incendiarlo", e magicamente il nostro chapati si gonfierà come un palloncino!! Far gonfiare il chapati e "scottarlo" sui due lati fino alla comparsa delle tipiche bolle nere (attenzioni a non bruciarlo tuttavia). Non mi resta che augurarvi buon appetito!!!
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chi sonoUn semplice viaggiatore, uno dei tanti, alla ricerca di quel qualcosa che so già essere quasi inafferrabile. Cosa che rende l'intero percorso ancora più avvincente. il blogNessuna pretesa prima di tutto. Un posto virtuale nel quale dare forma ai miei pensieri e ricordi per segnare le tappe dei miei viaggi, e del mio viaggio. archivi
April 2020
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