La scorsa settimana mi è capitato per caso di leggere un articolo del Friday Gurgaon riguardo alle responsabilità comuni nei confronti degli animali. In particolare si faceva cenno al problema crescente delle vacche senza padrone che si aggirano ai bordi delle carreggiate e che finiscono spesso vittime di incidenti stradali. Il giornalista esortava gli autisti a fornire soccorso agli animali feriti (cosa scontata visto che nessun indiano lascerebbe morire una vacca per strada) e a prendere nota del numero di telefono di uno dei centri di accoglienza per bovini randagi della periferia di Gurgaon: il "vacchile" Gurugram Gaushala. Anche io ho segnato il numero e oggi pomeriggio ho chiamato per farmi dare indicazioni su come raggiungerlo. Dopo aver attraversato strade impolverate, montagne di rifiuti e villaggi cadenti, io e Sham siamo finalmente arrivati al rifugio. Prima di entrare mi sono informato, e seguendo l'usanza del luogo, ho acquistato foraggio da offrire in dono alle bestie come segno di preghiera. Gli indiani credono che prendersi cura anche di una sola vacca equivalga ad ingraziarsi tutti (ma dico tutti) i 33 milioni di dei che compongono l'olimpo induista. Per questo è consuetudine vedere persone che portano cibo alle vacche in strada, o che offrono loro del cibo prima di fare colazione la mattina; è il modo più sicuro di garantirsi la grazia divina. Il foraggio costava pochissimo, appena 3 rupie al kg. Il punto è che - ho scoperto sul momento - le vacche mangiano tanto, e quasi nessun fedele si presentava con meno di un quintale di roba da mangiare…non potendo essere da meno, anche io ho ordinato 100 kg di erba fresca da portare al cospetto delle vacche sacre! Questo mi avrebbe dato la possibilità di renderle felici, aumentando così le chances di vedere i miei desideri avverarsi (specialmente se rivolti alla vacca albina, animale sacro per eccellenza capace di esaudire qualsiasi richiesta). Io e Sham ci siamo così diretti verso il centro seguiti dal tiratore di rickshaw carico di 6 sacchi pieni di foraggio fresco. Appena arrivati siamo stati accolti da un giovane veterinario che parlava un buon inglese. E' stato grazie a lui che ho scoperto un mondo davvero nuovo. Mentre mi accompagnava dentro i recinti, mi ha raccontato che il centro di accoglienza ha in carico ben 1433 capi di bestiame, di diverse razze provenienti da ciascuno dei 28 stati che compongono l'India. Purtroppo la mia ignoranza in merito alle razze bovine ha reso inutile il suo sforzo di scovare in quel mare di vacche la l'esemplare della tipica razza dell'Uttar Pradesh, con le corna in un modo e la gobba in un altro, o la tipica di Calcutta e via dicendo. Io annuivo per non deluderlo, ma a me parevano quasi tutte uguali! Tutte le vacche hanno la possibilità di godere del sole di giorno pascolando nel recinto esterno e di stare coperte la notte dentro il recinto con tettoia. Alle 5 di sera i lavoratori del centro hanno aperto i cancelli e come in un film western una mandria infinita di vacche al galoppo si è travasata con sorprendente ordine da un recinto all'altro, richiamate dall'odore della cena che le stava aspettando. Il giorno dopo il recinto si sarebbe riaperto per farle passare un'altra giornata al sole. Servite e riverite come delle regine! La sera è anche il momento della mungitura. Ho chiesto al veterinario quale fosse la regola per tale operazione, ero piuttosto curioso di capire se il vitello viene tolto alla madre come avviene nelle latterie dei nostri paesi "sviluppati": << Assolutamente no! Noi vogliamo che il vitello cresca forte e sano, e quindi lasciamo che prenda il latte fino a che è sazio…noi mungiamo quello che rimane! >>. Ha detto che le vacche solitamente riescono a produrre latte anche fino a 15 mesi (dal parto, presumo), per cui dopo lo svezzamento possono continuare a usufruire di latte fresco senza tuttavia toglierlo a nessuno. L'etica nel trattamento degli animali fatto realtà. La maggior parte di questi animali si trova al centro perché randagio. Succede che qualcuno noti una vacca girovagare senza meta e senza padrone, chiama il centro e loro la vanno a prendere per offrirle una casa e una famiglia. Alle volte si scopre che la vacca randagia non è, ma il padrone può sempre stare certo di ritrovarla al centro, dove nessuno le farà del male. Molte delle vacche sono inoltre adottabili da chi desideri averne in casa per il latte o per motivi religiosi: << per noi Induisti prendersi cura di una vacca è il miglior modo di attuare Moksa (liberazione) per ottenere la rottura del ciclo delle rinascite (Samsara) e il raggiungimento del Nirvana >>. Non tutte le vacche randagie arrivano sane al centro. Alcune di esse sono vittime di incidenti stradali, nel qual caso vi sarà sempre qualcuno che chiamerà il centro per fornire soccorso. E come prestare un dignitoso soccorso ad un animale ferito se non con una ambulanza specifica per le vacche! Trovo difficile da concepire l'idea di un'ambulanza che sfreccia nel traffico per soccorrere una vacca quando dubito che qua tale servizio sia disponibile per un essere umano…ma questa è l'India!! Chi sono io per giudicare? Fatto sta che il centro è provvisto anche di ospedale dove gli animali feriti sono presi in cura fino alla guarigione. Anche questi hanno a disposizione un'area coperta e un'area all'aperto, e le vacche più debilitate stanno dentro sdraiate a terra e al caldo con coperte di lana. Ho visto molte vacche con arti amputati e bendaggi per coprire le ossa sporgenti. Quando a causa di un tamponamento l'osso si spezza, spesso i frammenti di osso non sono estraibili e farebbero cancrena, per questo bisogna amputare, ha spiegato il veterinario: << ma dopo qualche tempo imparano a camminare su tre gambe >>. Sempre per rimanere in tema di notizie sorprendenti, il centro ha giustamente un costo, e mi chiedevo chi finanziasse tale centro: << la municipalità di Gurgaon mette a disposizione i fondi necessari per il cibo e i medicinali. Esiste poi una fondazione specifica che raccoglie fondi per il mantenimento delle strutture e del personale che lavora qui, più di 80 lavoratori >>. Mi è stato mostrato che tutti i lavoratori hanno un alloggio per stare con le famiglie e i loro bambini dispongono di una piccola scuola all'interno del centro. Ho chiesto incuriosito dove fossero i tori. Il veterinario mi ha spiegato che per fecondare le vacche da riproduzione ne bastano appena due, capaci di montare fino a 150-200 vacche al giorno a testa! Ragione per cui tutti i vitelli maschi sono spostati in un recinto a parte fino a che una volta cresciuti saranno castrati e inviati in un altro centro, in attesa di essere dati a famiglie come aiuto di lavoro nei campi. In un attimo si è fatta sera, e alcuni lavoratori stavano mungendo delle vacche tenute vicine al proprio piccolo. Ho chiesto se fosse stato possibile comprare un pò di latte, ma mi hanno risposto che tutto il latte è suddiviso tra le famiglie dei lavoratori e in parte donato ad una scuola con bambini disabili o malati. Non ho dunque insistito, ma ho avuto la fortuna di poterne assaggiare un po' nel the che mi hanno offerto prima di andarmene. Dei venti giorni passati a Gurgaon, tra traffico, smog, sporcizia, caos e disagi, questa visita al centro di accoglienza per vacche randagie era quello che ci voleva. Così potrò andarmene con un ricordo dell'India per come ci piace immaginarla, terra di spiritualità, di rispetto per la natura e di compassione per tutte le creature viventi, tutte caratteristiche che purtroppo, a guardare bene, stanno perdendo di importanza a favore dello sviluppo economico e della crescita.
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C'è stato un cambio di cuoco in questi giorni, chi mi insegna a cucinare non è più Mr. Manbar bensì Sham, un simpatico Nepalese espertissimo di cucina. Ha detto di essere bravissimo anche con i piatti italiani, lasagne incluse, ma io gli ho chiesto di limitarsi a mostrarmi piatti indiani (per le lasagne non credo possa battere mia mamma!). Oggi abbiamo cucinato due piatti, Rajma (fagioli) e Aloo Palak (patate e spinaci). Se volete provarci anche voi, ecco cosa vi serve: - fagioli rossi - spinaci - patate - aglio - zenzero fresco - cipolla - spezie (coriandolo, curcuma, peperoncino rosso, garam masala) - sale Rajma Mettere in ammollo i fagioli per almeno 4 ore, poi scolarli e versarli in pentola a pressione aggiungendo acqua (q.b. per cucinarli), peperoncino, sale, un pizzico di curcuma e far bollire per 20 minuti circa dal fischio. In una pentola a parte versare due cucchiai di olio di mostarda e far soffriggere prima lo zenzero tritato, poi anche l'aglio e la cipolla. Lasciare soffriggere a lungo fino a che la cipolla non sia ben appassita. Prendere 3 pomodori e renderli a poltiglia tramite l'uso di una grattugia, eliminandone la buccia. Versare la polpa ottenuta nella pentola del soffritto, aggiungere acqua, peperoncino, coriandolo, garam masala e sale (niente curcuma!) e lasciare cucinare per una decina di minuti. Si dovrebbe creare una poltiglia molto densa alla quale va aggiunta un pò di acqua calda per dargli la consistenza di un sughetto liquido al quale possiamo aggiungere a piacere del coriandolo fresco. Una volta rappreso, versare tale sughetto nella pentola a pressione in cui abbiamo precedentemente cotto i fagioli, portare ad ebollizione, aggiungere acqua e richiudere la pentola a pressione e lasciare cucinare ancora un pò. Terminata la cottura servire con riso pilaf. Aloo Palak Tagliare gli spinaci a striscioline molto fine, risciacquare in abbondante acqua più volte. Tagliare le patate a cubetti. In una padella modello wok versare un paio di cucchiai di olio di mostarda, e soffriggere l'aglio. Dopo un pò versare le patate a cubetti e lasciare andare per un paio di minuti dopo aver aggiunto anche peperoncino, curcuma, garam masala e sale (niente coriandolo!). Versare gli spinaci e lasciare cuocere per una ventina di minuti fino a quando le patate non si ammorbidiscono (lo si capisce quando si tagliano con un utensile). Se necessario aggiungere un pò d'acqua. Anche questo piatto va servito o con riso oppure con qualche chapatti (per ricetta chapatti vedere post precedente). E come sempre, buon appetito!!
Visto che mi trovo in India e risiedo in una zona abbastanza periferica che non offre molti svaghi, ho deciso di cogliere l'occasione per dedicare un po' del mio tempo alla cucina. Senza neanche saperlo il custode della guesthouse nella quale alloggio si è rivelato un ottimo cuoco, e questa sera mi ha insegnato a preparare due piatti vegetariani deliziosi assieme al chapati, il tipico pane indiano. Se volete provarci anche voi, questo è ciò di cui avete bisogno: - 1 cavolfiore - 3 patate - 1 cipolla - lenticchie gialle - coriandolo in polvere - curcuma in polvere - peperoncino rosso in polvere - garam masala in polvere* - semi di cumino - sale * Il garam masala è un mix di spezie propriamente utilizzato per la preparazione di molti piatti di verdure in India. Lo si dovrebbe poter trovare in negozi specializzati, biocenter o negozi etnici. Aloo Gobi Questo è un piatto molto popolare in cui si cucinano il cavolfiore con le patate e la cipolla, tutto speziato ovviamente. Prendere un cavolfiore, alcune patate e un pò di cipolla, lavare tutto ben bene e tagliare a pezzetti. Il cavolfiore può essere semplicemente spezzato in corrispondenza delle cime. In una padella tonda versare un dito di olio di "mostarda" (olio di senape) e lasciare prendere calore a fuoco medio. Dopo qualche minuto aggiungere i semi di cumino e lasciare soffriggere per un minuto circa. Aggiungere le verdure spezzettate e lasciare cuocere per un pò ricordando di mescolare ogni tanto per evitare di bruciare tutto. Lasciare cucinare per una decina di minuti. A questo punto aggiungere le varie spezie (1 cucchiaino di curcuma, 1 di peperoncino rosso, uno di coriandolo e 1 di garam masala) e il sale (1 cucchiaino e mezzo). Aggiungere anche un pò d'acqua e lasciar andare per altri 5-10 minuti fino a cottura ultimata. Yellow Dal Queste sono le tipiche lenticchie all'indiana, che io adoro. Per queste si segue più o meno lo stesso procedimento. Prendere una pentola a pressione, versare un dito di olio di mostarda e riscaldare per qualche minuto. Aggiungere i semi di cumino e soffriggere per un minuto circa. Scolare le lenticchie che avremmo precedentemente messo a mollo in acqua calda per 10 minuti circa e versarle nella pentola. Girare e aggiungere un cucchiaino di tutte le spezie sopra elencate, aggiungere un bel bicchiere abbondante di acqua e chiudere la pentola a pressione. Cuocere per 10 minuti circa dal fischio. Chapati Qualsiasi piatto indiano non sarebbe altrettanto gustoso se non fosse servito assieme al companatico per eccellenza, il chapati (pane indiano). Il chapati si prepara semplicemente impastando farina integrale con acqua. Una volta ottenuta una bella pagnotta omogenea, si staccano dei pezzettini, li si lavora fino a farne delle palline non troppo grandi, le si schiaccia un pò e le si passa nella farina e poi le si stende con un matterello cercando di dare una forma più rotonda possibile. Nel frattempo avremo messo a scaldare una piastra (credo che quelle di ghisa per piadina possano andare). Cuocere per qualche minuti i chapati da entrambi i lati. Non arrabbiatevi se non li vedete crescere affatto…per farli venire gonfi c'è il trucco! Utilizzando una pinza lunga prendere il chapati, allontanare la piastra, alzare la fiamma e passare il chapati direttamente sul fuoco vivo, come per "incendiarlo", e magicamente il nostro chapati si gonfierà come un palloncino!! Far gonfiare il chapati e "scottarlo" sui due lati fino alla comparsa delle tipiche bolle nere (attenzioni a non bruciarlo tuttavia). Non mi resta che augurarvi buon appetito!!!
Sto dormendo una media di 5 ore a notte, dopo giornate faticosissime di lavoro nei campi, sono sfinito fisicamente ma mi sento felice. Due italiani a promuovere le pannocchie lesse biologiche alla fiera di Taipei Lo scorso fine settimana abbiamo lasciato i campi per dirigerci in "città", nuovamente a Taipei, per vendere gli stessi prodotti che il giorno prima avevamo raccolto e lavato nei fossati pieni di acqua che scende dalle montagne. A Taipei ci attendevano 2 mercati del fine settimana (ai quali la fattoria partecipa sempre) e uno stand speciale in occasione della fiera delle piccole imprese innovative. Il sabato dovrebbe essere il giorno di festa, e invece noi ci siamo svegliati addirittura un'ora prima dei giorni feriali, per partire alle 4:30 am e raggiungere la capitale entro le 9:00 del mattino per l'apertura dei mercati. Dopo ore di viaggio e parecchie soste per riempirsi di caffè, siamo arrivati al primo mercato dove clienti di fiducia stavano attendendo intrepidi lo scarico delle verdure fresche. In men che non si dica il banchetto è stato preso d'assalto, con noi che riempivamo le cassette di legno, e casalinghe che le svuotavano alla velocità della luce per poi correre a casa a preparare il pranzo. Shaun - il volontario di Hong Kong - è rimasto ad occuparsi dello stand mentre il resto di noi è corso verso il secondo mercato, quello dietro stazione principale. Anche qui stessa scena, clienti in attesa e noi assieme ai gestori della fattoria che con gran sorrisi cercavamo di far pazientare le signore mentre scaricavamo le cassette di verdura dal furgone. Una volta sistemato il banchetto, abbiamo lasciato tutto in mano ad Alice - la volontaria di Hong Kong - per fiondarci verso il vero grande evento: la fiera di Taipei. Siamo arrivati giusto in tempo per poter entrare con il furgone e scaricare tutta la merce. E poi appendi i poster, sistema le cassette di legno per mettere le verdure, posiziona i cartelli con nomi e prezzi, abbellisci qua e la ed eccoci pronti, già esausti prima di cominciare e con due giorni di fiera davanti a noi. E' una sensazione strana trovarsi ad una fiera nella capitale di Taiwan, all'ombra del terzo grattacielo più alto del mondo (il Taipei 101) a vendere cavoli e carote a clientela orientale! Ed è stata un'esperienza esaltante vedere quanto i Taiwanesi apprezzino l'agricoltura biologica e ne conoscano i vantaggi, invece di lamentarsi per il costo elevato. Se c'è qualcosa che ho imparato in questi giorni di duro lavoro, è che il biologico costa, ma per un motivo. Le erbacce se non vengono uccise da diserbanti nocivi crescono a dismisura, e l'unico metodo (o quantomeno quello usato qua) è quello di piegarsi fino a spezzarsi la schiena per estirparle a mano. Una a una. Per il lavoro che c'è dietro, il biologico non costa abbastanza, direi! E' stato divertente trovare modi per vendere alcuni prodotti anziché altri, o cercare di proporre ciò che meno la gente chiedeva, come le pannocchie. Quando ci siamo accorti che non tanta gente le acquistava, ecco che abbiamo messo a bollire un pentolone d'acqua e abbiamo cominciato a vendere pannocchie lesse, uno snack che non può mancare mai e che infatti ha decretato il successo di questa strategia di marketing. Nel giro di pochi minuti abbiamo venduto più pannocchie di tutte quelle vendute nella giornata precedente. La domenica sera, con i piedi doloranti abbiamo raccolto quel briciolo di forze rimaste per smontare tutto, rimettere le rimanenze nel furgone e riprendere la strada (tutta curve) di casa. Nota positiva, il giorno dopo avremmo potuto dormire la mattina. Nota negativa, siamo arrivati a casa alle 4:00 di mattina del lunedì. Informazione degna di nota è stata quella riportataci da Rita - signora Taiwanese che lavora con noi nei campi - questa mattina: alla radio hanno passato la notizia di un particolare stand fieristico in cui 3 stranieri, tra cui due ragazzi italiani che in uno strampalato cinese vendevano pannocchie lesse biologiche alla fiera di Taipei... Tofu buono si, ma una torta di carote... Da quando siamo arrivati in fattoria abbiamo ripreso a mangiare in maniera salutare. Essendo i gestori vegetariani, i pasti sono senza carne e bio. Non potevo chiedere di meglio. Alla sera, dopo una giornata di lavoro intenso, anche un pasto frugale e semplice di riso, verdure e tufo ha un sapore unico. Poi comunque visto che il totu ha dei limiti fisici nell'esaltare un palato, Andrea ha pensato bene di sfoggiare alcune delle sue arti culinarie per preparare la torta alle carote, con le carote bio che abbiamo estratto dalla terra qualche giorno fa. Il risultato è stato esaltante, i nostri colleghi e gli altri volontari hanno apprezzato moltissimo (tanto che stanno pensando di vendere la torta ai mercati del fine settimana) e noi in un boccone siamo ritornati a casa. Risaie e risate E' da ieri pomeriggio che mi ritrovo a piedi nudi nella malta fino alle ginocchia a rovistare nel fango per strappare le erbacce che crescono vicino alle piantine di riso biologico coltivato dalla fattoria. Ho ancora tanta di quella terra sotto le unghia che anche scrivere sulla tastiera crea una qualche sensazione di fastidio, che tuttavia è coperta dal prurito che mi ha invaso le gambe (non so bene se per le zanzare, le pulci dei gattini o che altro). Abbiamo cominciato ieri pomeriggio, e ripreso questa mattina alle 5:30 am. Sotto la guida di Rita, esperta nell'estirpare erbacce a mano, a piedi nudi ci siamo immersi di nuovo nell'acquitrino fangoso del campo di riso e abbiamo ricominciato a strappare tutte le erbacce dalla radice, che per raggiungere (la maledetta!) non c'è altro modo di piantare le braccia nella malta e rovistare con le dita. All'inizio temevo la presenza di qualche bestia strana, ma Rita ci ha rassicurati. Gli animali che vediamo (ragni d'acqua, bruchi pelosi e zanzare giganti) non sono pericolosi, e quelli che non vediamo (granchi del fango) non dovrebbero esserlo. Anche qui la posizione è sempre la stessa, piegati a 90 gradi non possiamo fare altro che sgranchirci di tanto in tanto cogliendo l'occasione di una battuta, di una canzone o un semplice "mamma mia!" che fa scoppiare i nostri colleghi Taiwanesi in una grassa risata. Il sole appena spuntato tra le montagne continua la sua ascesa, e quando comincia a scottare è il suo modo per dirci di tornare a casa a riposare, che lui tanto ci aspetta nel pomeriggio. Nell'edizione di Bloomberg Businessweek di gennaio sono raccolti svariati articoli che ripercorrono i cambiamenti sociali e politici avvenuti nell'anno appena trascorso. Rivisto in poche pagine, il 2011 appare come l'anno delle grandi rivolte sociali (dai movimenti democratici del Nord Africa e del Medio Oriente, alle proteste giovanili in Europa fino ad arrivare al cuore del centro finanziario con Occupy Wall Street). Verrebbe da dire un grande anno per la democrazia. Eppure tra tutti gli articoli sembrava scorrere un senso comune che mostrava il lato imperfetto di quello che ad oggi sembra essere considerato in modo indiscusso il sistema politico più avanzato a cui un popolo possa aspirare. E' innegabile che la situazione economica, politica e sociale nella quale versano le grandi democrazie del mondo (USA e in particolare l'Europa) abbiano dato adito a dubbi sulla reale perfezione del sistema. Allo stesso tempo lo sviluppo inarrestabile di paesi meno democratici come la Cina o l'India (ufficialmente una democrazia) hanno rafforzato l'idea che forse qualche cosa va rivista nel modello di governo di tanti paesi occidentali. Oltretutto la situazione è talmente degenerata negli ultimi tempi che nemmeno la prerogativa dei "diritti umani" e della "libertà" sembra avere più senso. Giovani che sono a casa senza un lavoro, famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, casi di malnutrizione infantile in Grecia per scarsità di cibo, pensionati che pensano di farla finita e imprenditori che si uccidono. E poi ancora proteste pacifiche accolte a manganellate, referendum travisati e disattesi nel loro risultato, volontà popolari totalmente inascoltate in favore di poteri forti, banche e mondo finanziario. Viene spontaneo chiedersi, che senso ha sapere di vivere in un paese democratico di nome, in cui il popolo è libero di manifestare dissenso ma che nei fatti non conta nulla? E soprattutto, che differenza c'è tra un governo autoritario alla cinese, o un governo democratico all'italiana? (è meglio un buon autoritarismo o una pessima democrazia?). Quale differenza tra un sistema autoreferenziale che mira al controllo in favore di stabilità e crescita e un sistema che dopo aver contratto debiti ed aver assecondato gli istinti selvaggi del capitalismo ora ci obbliga a farci carico di tali oneri e ripagare i danni di un disastro creato da altri? A guardare da distante, entrambi i modelli (per definizione non democratico il primo, e democratico il secondo) sembrano coincidere in un aspetto: il palese disinteresse verso l'Uomo. Io credo che se vogliamo seriamente migliorare entrambi i sistemi, è fondamentale che lo si faccia proprio con l'obiettivo di elevare la qualità esistenziale dell'Uomo in quanto oggetto primario dello sviluppo. L'Uomo prima delle banche, l'Uomo prima delle multinazionali, l'Uomo prima del PIL, l'Uomo prima del denaro. Mi rendo conto che suona utopico, ma le rivolte esplose in ogni angolo della terra sembrano indicare che sono in tanti a tendere a questa utopia. Qualunque sistema politico e sociale è destinato a fallire nel lungo periodo se non è improntato al miglioramento globale (quindi non solo economico) dell'Umanità. Certo riconosco che tra tutti i sistemi possibili, la democrazia rimane ancora il preferibile. Ma i grandi cambiamenti e i subbugli su scala mondiale hanno dimostrato che tale sistema è ben lungi dall'essere perfetto. Non credo che vivrò a lungo da vedere realizzato un modello migliore, ma è evidente che le basi per un grande cambiamento sono state gettate. La grande partecipazione popolare è il vero promotore di una svolta reale. Possibilmente la vera democrazia (etimologicamente potere del popolo) è quella in cui smetteremo di delegare con il voto, e cominceremo a partecipare politicamente con le azioni quotidiane. Sarà come votare ogni giorno, ogni istante. Quando facciamo raccolta differenziata, votiamo per un pianeta più pulito e salubre. Quando acquistiamo prodotti locali o dal contadino e boicottiamo le multinazionali, votiamo per un mondo più giusto e un economia più sana. Quando riduciamo il consumo di carne e prodotti animali votiamo per meno sofferenza verso altre creature e più cereali e legumi da condividere con i poveri del mondo. Con le nostre scelte e le nostre azioni possiamo perfezionare il sistema. Power to the People per una democrazia 2.0 possibilmente in assenza di bug! |
chi sonoUn semplice viaggiatore, uno dei tanti, alla ricerca di quel qualcosa che so già essere quasi inafferrabile. Cosa che rende l'intero percorso ancora più avvincente. il blogNessuna pretesa prima di tutto. Un posto virtuale nel quale dare forma ai miei pensieri e ricordi per segnare le tappe dei miei viaggi, e del mio viaggio. archivi
April 2020
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