Vi sono storie e segreti che le persone si tengono dentro, e vi sono momenti nei quali queste storie sono pronte ad essere condivise. Tutto al suo tempo.
Per me a la Grande Mamma il giusto tempo è arrivato ieri. Sono andato a trovarla la settimana scorsa come faccio sempre appena torno ad Hangzhou. Come da tradizione abbiamo fissato il giorno in cui avremmo preparato insieme i ravioli vegetariani, lo fa sempre per me. Avevo pensato che l'occasione sarebbe stata ideale per tentare di metterla davanti ad una telecamera e farle raccontare qualcosa del suo passato, sarebbe stata la perfetta prima intervista per un progetto che stiamo seguendo con gli amici di OrientAbile. Non avevo intenzioni di entrare in alcun passaggio scomodo, non avrebbe dovuto necessariamente parlare di guerra, o del periodo Maoista, o della rivoluzione culturale; mi avrebbe fatto piacere se avesse potuto raccontare dei suoi giorni d'infanzia, della famiglia, della vita a quei tempi. Mi ha risposto con un sorriso amaro, dicendo che non vi era nulla di interessante nella sua vita passata, io allora ho insistito bonariamente, incitandola, convinto che in fondo le avrebbe fatto piacere condividere qualche anedotto. Ma il secondo no è arrivato più determinato, il sorriso trasformato in una smorfia, e gli occhi umidi: << Sono stata data via da mia madre a tre giorni dalla nascita. Non c'è niente di bello da raccontare, la mia è una vita amara >> Facendole capire che l'idea dell'intervista era accantonata, l'ho invitata a condividere quel dolore. Un indovino aveva previsto che la sua nascita avrebbe portato solo disgrazie in famiglia, che la bambina sarebbe stata una maledizione. Appena nata la madre ha cominciato a girare per tutto il villaggio offrendo la bambina al primo chi l'avesse voluta, a chi l'avesse liberata da quella malaugurata creatura. << Ha dovuto pagare per darmi via. Ha pure dovuto pagare >>. Per la prima volta vedevo le lacrime di dolore della stessa Grande Mamma di cui conoscevo solo risate e sorrisi. Quella era stata la sua infanzia, rifiutata dalla famiglia, il cui unico riconoscimento affettivo le era concesso una volta all'anno quando la vera madre l'accoglieva in casa per un pasto insieme. Poi il periodo degli studi, a Shanghai. Quella è stata anche l'occasione di cambiare il suo cognome con quello della famiglia biologica. Una delle sorelle di sangue si trovava in quella città sempre per studio; per poter vivere insieme avrebbero dovuto dimostrare la parentela che purtroppo non risultava evidente a causa dell'incongruenza dei cognomi. E' così che la Grande Mamma ha richiesto che il suo cognome 吕 (Lv) fosse cambiato in 贾 (Jia), come quello della sorella e quindi del vero padre. Shanghai anni '50, la Grande Mamma era appena adolescente e frequentava scuola. Mi mostra una foto, poco prima di sposarsi, e si concede un commento d'orgoglio: << Ero bella allora, non è vero? Avevo tantissimi uomini attorno, tutti a volermi in sposa! Non ero niente male! >> e finalmente una risata aveva riportato gioia nel suo sguardo. << Un giorno ho ricevuto 8 lettere (d'amore!), tutte da diversi pretendenti. Le ho stracciate subito, senza dirlo a nessuno. Alcuni di loro nemmeno mi conoscevano, erano amici di amici, arrivati a me con il passaparola! >> Alla fine le scelte si sono ristrette ed ha deciso di sposare l'uomo che diventò suo marito. Le era stato presentato da un parente, come spesso avviene anche oggi, ma è stata lei sola a decidere chi sposare. << Vi era anche un altro uomo, di famiglia ricca, che mi faceva la corte a quel tempo. Era molto affezionato a me. Io però l'ho rifiutato, la sua era una famiglia di intellettuali. Anche se lui mi voleva bene, avrei vissuto in una casa in cui tutti mi avrebbero considerato inferiore, e mi avrebbero messo a fare la sguattera. Il terzo spasimante è stato un compagno di studi. Era carino, ma l'ho dovuto scartare, le condizioni di vita sarebbero state povere con lui, veniva da una famiglia di contadini. Così alla fine ho scelto lui, mio marito. Era una persona buona, onesta e poi ricopriva un ruolo direttivo in un'istituzione governativa a Pechino, era una buona garanzia di stabilità e agiatezza >>. Scoppia in una risata e dice << No, non l'ho scelto per l'aspetto fisico! Guarda (e mi mostra una foto di lui da giovane), era bruttissimo! >> Mi ha raccontato di quanto lui le volesse bene e si fidasse ciecamente di lei, tanto che << mi ha lasciato andare al cinema da sola con la mia amica più di una volta. Era un buon uomo, ma troppo integro, non sapeva essere servile, e le persone come lui non hanno vita facile >>. Ed è così che con la Rivoluzione Culturale suo marito viene spostato da Pechino e declassato dal ruolo di dirigente. La Grande Mamma lo segue, passando la maggior parte del tempo a casa a prendersi cura dei quattro figli, 3 maschi e una femmina. In modo vago mi spiega che nel '68 il marito muore sul luogo di lavoro. Ad oggi è ancora seppellito in un cimitero di "eroi" della patria, riconoscimento dovuto al suo impegno nella guerra di liberazione che ha portato alla nascita della Repubblica Popolare Cinese: << si era distinto per il suo coraggio, era un soldato a due pistole, incomparabile >>. Dopo la morte del marito la Grande Mamma decide di tornare ad Hangzhou. Continua a lavorare fino a che nell'83 deve ritirarsi a causa di una malattia: << tumore al seno. Mi sono dovuta operare, l'ho preso in tempo, ma questo è tutto finto! >> e si batte vigorosamente il petto coi pugni. Nell'86 pensa di far fruttare i soldi ricevuti dallo stato per la morte del marito e decide di affittare un locale e aprire un piccolo ristorante, e allo stesso tempo con tanto sudore e pazienza investe i ricavi nella ristrutturazione di un vecchio edificio non lontano dal lago, lo stesso in cui avrei vissuto io per un anno al mio arrivo in Cina. << Ho subìto l'invidia di tante persone per quello che avevo, ma me lo sono sudato. Per un mese intero gestire il ristorante e seguire i lavori di restauro è stato stremante. Dormivo pochissimo la notte, e una volta sono stata sveglia tre giorni di fila. Il giorno in ristorante, lo gestivo io e quindi dovevo comprare le verdure e controllare che lo staff non rubasse, e la notte alla cava per caricare la sabbia da trasportare per i lavori di ristrutturazione >>. Poi nel 1990 è arrivato quello che lei ha definito il suo secondo personale fallimento. Il progetto era quello di far migrare l'unica figlia femmina in Australia a lavorare per qualche anno, periodo sufficiente a garantire ricchezza a tutta la famiglia per gli anni a venire. Se in Cina lo stipendio medio si aggirava attorno ai 60 RMB al mese, a parità di lavoro in Australia avrebbe potuto guadagnarne 6000, ovvero 100 volte tanto. Ottenere un passaporto e un visto era la gallina dalle uova d'oro che tuttavia solo in pochi riuscivano ad ottenere. Eppure la Grande Mamma ci era alla fine riuscita, dopo svariati e sudati contatti con cinesi d'oltremare e documenti falsi pagati a suon di decine di migliaia di RMB. Sembrava che la parte più insormontabile fosse stata superata, ma il destino ha voluto metterci lo zampino, facendo incontrare la figlia con l'uomo che sarebbe diventato suo sposo, e il futuro padre di sua figlia. Nonostante le grandi pressioni e le arrabbiature, la Grande Mamma non è riuscita a persuadere la figlia a partire, e quello che sembra il lieto epilogo di un film romantico è stato uno dei crucci che non l'ha mai abbandonata. Prende una cartella dallo scaffale e mi mostra tutti i documenti, tra cui il passaporto e la lettera di invito per l'Australia. Ciò che mi colpito è come considerasse la morte del marito e la mancata partenza della figlia come personali fallimenti, come moglie e come madre. Era questo senso di insuccesso vissuto con senso di colpa che le impediva di raccontare il passato e immortalarlo in video. << Ora vivo bene. Con gli affitti di queste camere guadagno tanto. Ma spendo anche molto in tutti i prodotti per mantenermi in forma, e per viaggiare >>. La Grande Mamma ha una passione per i viaggi, è stata un pò ovunque tra Malaysia, Singapore e svariati luoghi in Cina.<< Non voglio lasciare nulla, ma proprio nulla a nessuno. Ho ripagato tutti i miei debiti, generosamente, e ho aiutato i miei figli a suo tempo. Non voglio avere niente alla mia morte >>. Me ne sto in silenzio per un pò, poi mi alzo, e le dico di darmi un abbraccio. Come previsto si mette a ridere, come fa di solito quando esterno il mio affetto nei suoi confronti. Mi allontano mentre mi fa promettere di tornare a trovarla l'anno seguente, per un altro piatto di ravioli vegetariani.
8 Comments
|
chi sonoUn semplice viaggiatore, uno dei tanti, alla ricerca di quel qualcosa che so già essere quasi inafferrabile. Cosa che rende l'intero percorso ancora più avvincente. il blogNessuna pretesa prima di tutto. Un posto virtuale nel quale dare forma ai miei pensieri e ricordi per segnare le tappe dei miei viaggi, e del mio viaggio. archivi
April 2020
categorie
All
|