La scorsa settimana mi è capitato per caso di leggere un articolo del Friday Gurgaon riguardo alle responsabilità comuni nei confronti degli animali. In particolare si faceva cenno al problema crescente delle vacche senza padrone che si aggirano ai bordi delle carreggiate e che finiscono spesso vittime di incidenti stradali. Il giornalista esortava gli autisti a fornire soccorso agli animali feriti (cosa scontata visto che nessun indiano lascerebbe morire una vacca per strada) e a prendere nota del numero di telefono di uno dei centri di accoglienza per bovini randagi della periferia di Gurgaon: il "vacchile" Gurugram Gaushala. Anche io ho segnato il numero e oggi pomeriggio ho chiamato per farmi dare indicazioni su come raggiungerlo. Dopo aver attraversato strade impolverate, montagne di rifiuti e villaggi cadenti, io e Sham siamo finalmente arrivati al rifugio. Prima di entrare mi sono informato, e seguendo l'usanza del luogo, ho acquistato foraggio da offrire in dono alle bestie come segno di preghiera. Gli indiani credono che prendersi cura anche di una sola vacca equivalga ad ingraziarsi tutti (ma dico tutti) i 33 milioni di dei che compongono l'olimpo induista. Per questo è consuetudine vedere persone che portano cibo alle vacche in strada, o che offrono loro del cibo prima di fare colazione la mattina; è il modo più sicuro di garantirsi la grazia divina. Il foraggio costava pochissimo, appena 3 rupie al kg. Il punto è che - ho scoperto sul momento - le vacche mangiano tanto, e quasi nessun fedele si presentava con meno di un quintale di roba da mangiare…non potendo essere da meno, anche io ho ordinato 100 kg di erba fresca da portare al cospetto delle vacche sacre! Questo mi avrebbe dato la possibilità di renderle felici, aumentando così le chances di vedere i miei desideri avverarsi (specialmente se rivolti alla vacca albina, animale sacro per eccellenza capace di esaudire qualsiasi richiesta). Io e Sham ci siamo così diretti verso il centro seguiti dal tiratore di rickshaw carico di 6 sacchi pieni di foraggio fresco. Appena arrivati siamo stati accolti da un giovane veterinario che parlava un buon inglese. E' stato grazie a lui che ho scoperto un mondo davvero nuovo. Mentre mi accompagnava dentro i recinti, mi ha raccontato che il centro di accoglienza ha in carico ben 1433 capi di bestiame, di diverse razze provenienti da ciascuno dei 28 stati che compongono l'India. Purtroppo la mia ignoranza in merito alle razze bovine ha reso inutile il suo sforzo di scovare in quel mare di vacche la l'esemplare della tipica razza dell'Uttar Pradesh, con le corna in un modo e la gobba in un altro, o la tipica di Calcutta e via dicendo. Io annuivo per non deluderlo, ma a me parevano quasi tutte uguali! Tutte le vacche hanno la possibilità di godere del sole di giorno pascolando nel recinto esterno e di stare coperte la notte dentro il recinto con tettoia. Alle 5 di sera i lavoratori del centro hanno aperto i cancelli e come in un film western una mandria infinita di vacche al galoppo si è travasata con sorprendente ordine da un recinto all'altro, richiamate dall'odore della cena che le stava aspettando. Il giorno dopo il recinto si sarebbe riaperto per farle passare un'altra giornata al sole. Servite e riverite come delle regine! La sera è anche il momento della mungitura. Ho chiesto al veterinario quale fosse la regola per tale operazione, ero piuttosto curioso di capire se il vitello viene tolto alla madre come avviene nelle latterie dei nostri paesi "sviluppati": << Assolutamente no! Noi vogliamo che il vitello cresca forte e sano, e quindi lasciamo che prenda il latte fino a che è sazio…noi mungiamo quello che rimane! >>. Ha detto che le vacche solitamente riescono a produrre latte anche fino a 15 mesi (dal parto, presumo), per cui dopo lo svezzamento possono continuare a usufruire di latte fresco senza tuttavia toglierlo a nessuno. L'etica nel trattamento degli animali fatto realtà. La maggior parte di questi animali si trova al centro perché randagio. Succede che qualcuno noti una vacca girovagare senza meta e senza padrone, chiama il centro e loro la vanno a prendere per offrirle una casa e una famiglia. Alle volte si scopre che la vacca randagia non è, ma il padrone può sempre stare certo di ritrovarla al centro, dove nessuno le farà del male. Molte delle vacche sono inoltre adottabili da chi desideri averne in casa per il latte o per motivi religiosi: << per noi Induisti prendersi cura di una vacca è il miglior modo di attuare Moksa (liberazione) per ottenere la rottura del ciclo delle rinascite (Samsara) e il raggiungimento del Nirvana >>. Non tutte le vacche randagie arrivano sane al centro. Alcune di esse sono vittime di incidenti stradali, nel qual caso vi sarà sempre qualcuno che chiamerà il centro per fornire soccorso. E come prestare un dignitoso soccorso ad un animale ferito se non con una ambulanza specifica per le vacche! Trovo difficile da concepire l'idea di un'ambulanza che sfreccia nel traffico per soccorrere una vacca quando dubito che qua tale servizio sia disponibile per un essere umano…ma questa è l'India!! Chi sono io per giudicare? Fatto sta che il centro è provvisto anche di ospedale dove gli animali feriti sono presi in cura fino alla guarigione. Anche questi hanno a disposizione un'area coperta e un'area all'aperto, e le vacche più debilitate stanno dentro sdraiate a terra e al caldo con coperte di lana. Ho visto molte vacche con arti amputati e bendaggi per coprire le ossa sporgenti. Quando a causa di un tamponamento l'osso si spezza, spesso i frammenti di osso non sono estraibili e farebbero cancrena, per questo bisogna amputare, ha spiegato il veterinario: << ma dopo qualche tempo imparano a camminare su tre gambe >>. Sempre per rimanere in tema di notizie sorprendenti, il centro ha giustamente un costo, e mi chiedevo chi finanziasse tale centro: << la municipalità di Gurgaon mette a disposizione i fondi necessari per il cibo e i medicinali. Esiste poi una fondazione specifica che raccoglie fondi per il mantenimento delle strutture e del personale che lavora qui, più di 80 lavoratori >>. Mi è stato mostrato che tutti i lavoratori hanno un alloggio per stare con le famiglie e i loro bambini dispongono di una piccola scuola all'interno del centro. Ho chiesto incuriosito dove fossero i tori. Il veterinario mi ha spiegato che per fecondare le vacche da riproduzione ne bastano appena due, capaci di montare fino a 150-200 vacche al giorno a testa! Ragione per cui tutti i vitelli maschi sono spostati in un recinto a parte fino a che una volta cresciuti saranno castrati e inviati in un altro centro, in attesa di essere dati a famiglie come aiuto di lavoro nei campi. In un attimo si è fatta sera, e alcuni lavoratori stavano mungendo delle vacche tenute vicine al proprio piccolo. Ho chiesto se fosse stato possibile comprare un pò di latte, ma mi hanno risposto che tutto il latte è suddiviso tra le famiglie dei lavoratori e in parte donato ad una scuola con bambini disabili o malati. Non ho dunque insistito, ma ho avuto la fortuna di poterne assaggiare un po' nel the che mi hanno offerto prima di andarmene. Dei venti giorni passati a Gurgaon, tra traffico, smog, sporcizia, caos e disagi, questa visita al centro di accoglienza per vacche randagie era quello che ci voleva. Così potrò andarmene con un ricordo dell'India per come ci piace immaginarla, terra di spiritualità, di rispetto per la natura e di compassione per tutte le creature viventi, tutte caratteristiche che purtroppo, a guardare bene, stanno perdendo di importanza a favore dello sviluppo economico e della crescita.
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chi sonoUn semplice viaggiatore, uno dei tanti, alla ricerca di quel qualcosa che so già essere quasi inafferrabile. Cosa che rende l'intero percorso ancora più avvincente. il blogNessuna pretesa prima di tutto. Un posto virtuale nel quale dare forma ai miei pensieri e ricordi per segnare le tappe dei miei viaggi, e del mio viaggio. archivi
April 2020
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